Trust e passaggio generazionale nelle imprese familiari italiane

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Garantire la continuità di un’impresa familiare è una delle sfide più delicate per ogni imprenditore. 

La gestione del passaggio generazionale non riguarda solo la successione patrimoniale, ma anche la trasmissione di valori, visione e stabilità aziendale

Tra gli strumenti più efficaci per affrontare questo processo con metodo e sicurezza, il trust rappresenta una soluzione sempre più diffusa.

Che cos’è e cosa si intende per trust

Il trust è uno strumento giuridico nato nel diritto anglosassone e oggi riconosciuto anche in Italia grazie alla Convenzione dell’Aja del 1985.

Consiste nel trasferimento di determinati beni da una persona, chiamata disponente, a un trustee, che li amministra nell’interesse di uno o più beneficiari.

Ciò che rende il trust peculiare è la sua capacità di separare la proprietà giuridica dei beni dalla loro destinazione finale: il trustee ne diventa titolare formale, ma li gestisce seguendo le istruzioni del disponente e non può disporne liberamente. 

I beni restano quindi segregati, cioè separati sia dal patrimonio del trustee che da quello del disponente, e non sono aggredibili da eventuali creditori.

In questa logica di separazione e tutela si comprende il vero significato del trust, e cioè, una forma di amministrazione fiduciaria che permette di proteggere e gestire un patrimonio in modo coerente con la volontà di chi lo ha creato.

A cosa serve e come funziona un trust nel passaggio generazionale

Il trust serve a preservare e trasmettere un patrimonio nel tempo, assicurando che resti coerente con la visione dell’imprenditore anche dopo la sua uscita dalla scena aziendale.

È particolarmente utile nelle imprese familiari, dove la continuità gestionale e di visione e il mantenimento dell’unità del capitale rappresentano un valore essenziale. 

Nel passaggio generazionale, il trust consente di affidare temporaneamente la gestione dell’impresa o delle partecipazioni a un soggetto fiduciario, il trustee, fino a quando i beneficiari, ad esempio figli o nipoti, saranno pronti ad assumere la guida.

In questo modo, si evita la frammentazione del patrimonio e si garantisce una transizione ordinata e protetta.

Anche dal punto di vista fiscale e patrimoniale, il trust assicura trasparenza, perché nel caso di beni immobili o partecipazioni, le imposte come l’IMU o quelle sui redditi vengono pagate dal trustee, utilizzando le risorse del trust stesso. I beni, fino al trasferimento finale, appartengono formalmente al trust e non al trustee o ai beneficiari.

Grazie a questo meccanismo, il trust diventa uno strumento capace di unire protezione, continuità e pianificazione, elementi fondamentali in ogni passaggio generazionale d’impresa.

Perché il trust è uno strumento efficace per il passaggio generazionale

Il trust per il passaggio generazionale risponde all’esigenza di pianificare con anticipo la successione, evitando conflitti tra eredi e preservando la solidità dell’impresa.

Tra i principali vantaggi:

  • Continuità gestionale: il trustee può garantire la prosecuzione delle attività aziendali anche in caso di decesso o sopravvenuta incapacità dell’imprenditore.
  • Flessibilità temporale: il disponente può decidere di differire la trasmissione dei beni, ad esempio quando i beneficiari sono ancora giovani o inesperti.
  • Tutela patrimoniale: i beni in trust sono segregati rispetto al patrimonio personale del disponente e del trustee, e quindi non aggredibili da creditori o terzi.
  • Riduzione del contenzioso: la chiarezza delle regole fissate nell’atto istitutivo previene liti familiari e garantisce una transizione ordinata.

Trust familiare e trust d’impresa: due applicazioni complementari

Esistono due principali declinazioni del trust: familiare e d’impresa.

Il trust familiare è utilizzato per gestire beni privati, come immobili, risparmi o partecipazioni non di controllo, e garantire equilibrio nella trasmissione tra generazioni. 

Il trust d’impresa, invece, si applica quando l’oggetto è l’azienda o una quota societaria significativa, con l’obiettivo di preservarne la continuità operativa e la governance.

Nelle imprese a conduzione familiare questi due aspetti spesso si intrecciano. 

Il trust consente di mantenere un filo diretto tra le due sfere, familiare e aziendale, garantendo coerenza tra l’identità dell’impresa e le volontà della persona che ha fondato l’azienda. È anche uno strumento ideale quando si vuole “saltare una generazione”, ad esempio riservando il patrimonio ai nipoti e lasciando al trustee la gestione temporanea dell’impresa.

Trust e patto di famiglia: strumenti complementari

Il patto di famiglia, disciplinato dagli artt. 768-bis e seguenti del Codice Civile, è lo strumento tradizionale per regolare la successione nell’impresa familiare. Prevede che l’imprenditore trasferisca, in tutto o in parte, l’azienda o le quote ai discendenti con il consenso degli altri legittimari.

Il trust e il patto di famiglia possono coesistere e completarsi: il patto utilizzato per definire i successori e il quadro civilistico del passaggio, mentre il trust necessario per consentire la gestione del patrimonio fino al momento della trasmissione effettiva. Insieme, creano una strategia integrata che mette insieme chiarezza legale e flessibilità gestionale.

Aspetti fiscali e vantaggi del trust nel passaggio generazionale

Uno dei motivi principali per cui il trust viene scelto è la sua efficienza fiscale. La normativa italiana (art. 3, comma 4-ter del D.Lgs. 346/1990) prevede che l’assegnazione dell’azienda o delle partecipazioni ai discendenti o al coniuge possa avvenire in esenzione da imposta di successione o donazione, a condizione che l’attività venga mantenuta per almeno cinque anni.

La Circolare 34/E del 20 ottobre 2022 ha confermato che l’imposta di donazione non è dovuta al momento della costituzione del trust, ma solo al momento del trasferimento definitivo ai beneficiari.

Questo significa che, in presenza di un trust non discrezionale e irrevocabile, con beneficiari identificati (come coniuge o figli), è possibile ottenere un vantaggio fiscale significativo.

All’interno di questa cornice, il trust può essere anche trasparente o opaco

  1. nel primo caso i redditi generati dai beni sono imputati direttamente ai beneficiari;
     
  2. nel secondo, è il trust stesso a versare le imposte. 

In entrambi i casi, la struttura garantisce che ci sia certezza fiscale e una chiara pianificazione nel tempo, evitando duplicazioni d’imposta e favorendo una gestione efficiente dei flussi di reddito.

Quando conviene istituire un trust e quali rischi valutare

Il trust è particolarmente indicato nei casi in cui l’imprenditore desideri:

  • pianificare la successione con anticipo, evitando problemi futuri tra gli eredi;
  • proteggere l’azienda da rischi esterni (creditori, crisi familiari, instabilità gestionale);
  • mantenere il controllo strategico anche dopo il trasferimento formale dei beni;
  • garantire un futuro all’impresa quando i successori non sono ancora pronti a subentrare.

Ma, come ogni strumento complesso, anche il trust richiede una valutazione accurata, perché ci sono dei rischi da considerare, come:

  • mancata chiarezza nell’atto istitutivo, che può generare contenziosi;
  • assenza di coordinamento con il diritto successorio e societario italiano;
  • costi di gestione e necessità di affidarsi a un trustee professionale e indipendente;
  • tassazione impropria in caso di struttura del trust non conforme ai requisiti fiscali.

Per questo motivo è fondamentale rivolgersi a consulenti legali e fiscali specializzati, capaci di adattare la struttura del trust alla realtà dell’impresa e agli obiettivi del fondatore.

Domande frequenti sul trust e il passaggio generazionale

Il trust va in successione?

I beni conferiti in trust non rientrano nel patrimonio ereditario del disponente, poiché sono già stati trasferiti al trustee. Tuttavia, la loro devoluzione finale deve rispettare le quote di legittima previste dalla legge.

Quanto può durare un trust?

La durata è flessibile e stabilita nell’atto istitutivo. Può essere legata all’età dei beneficiari o al completamento del trasferimento dell’impresa.

Come uscire da un trust?

Il trust può essere modificato o revocato solo se previsto nell’atto originario o per cause straordinarie riconosciute dal giudice. Definire con precisione le regole sin dall’inizio è fondamentale per evitare contenziosi futuri.

Chi paga le imposte sui redditi generati dai beni di un trust trasparente?

Nel caso di un trust trasparente (cioè quando i beneficiari sono individuati fin dall’atto istitutivo e vantano un diritto soggettivo alla percezione dei redditi), i redditi prodotti dal trust sono imputati in capo ai beneficiari stessi e tassati in quanto tali.  

Questo significa che, anche se il patrimonio risulta ancora formalmente in capo al trustee, dal punto di vista fiscale i redditi sono considerati come se fossero già del beneficiario.

Come viene tassata la distribuzione del reddito da parte del trust residente opaco?

Quando invece il trust è opaco, ovvero non individua beneficiari con diritto soggettivo immediato e lascia al trustee poteri discrezionali, allora è il trust stesso a essere soggetto passivo ai fini dell’imposta sul reddito delle persone giuridiche (IRES) per i redditi prodotti.  

Successivamente, nel momento in cui questi redditi vengano effettivamente distribuiti ai beneficiari, possono sorgere ulteriori implicazioni fiscali in capo ai beneficiari stessi, a seconda del tipo di reddito e della natura del trust.

Quando e come si applica l’imposta sulle successioni e donazioni in relazione al trust?

La credenza comune secondo cui il conferimento dei beni in trust comporta immediatamente l’imposizione per donazione è stata superata dalla D.Lgs. 139/2024, che ha introdotto in via espressa il principio secondo cui l’imposta di donazione o successione si applica al momento della attribuzione finale ai beneficiari e non necessariamente all’atto di costituzione del trust o al conferimento iniziale dei beni.  

In particolare la D.Lgs. 346/1990 (art. 3, comma 4-ter) e la circolare Circolare 34/E/2022 hanno specificato che l’esenzione dall’imposta di successione/donazione è applicabile in presenza di determinate condizioni, come il trasferimento dell’attività e la detenzione per almeno cinque anni.  

Pianificare oggi per garantire domani

Il trust per il passaggio generazionale non è solo uno strumento giuridico, ma si tratta di una vera e propria forma di pianificazione strategica che consente all’imprenditore di proteggere la propria eredità e assicurare continuità all’impresa familiare.

Offre flessibilità, tutela e vantaggi fiscali, soprattutto trasforma un momento potenzialmente critico, come lo è la successione, in un percorso ordinato e coerente con la visione dell’imprenditore.

Per le imprese familiari italiane, dove storia e identità si intrecciano con il patrimonio economico, il trust è una scelta di responsabilità verso il futuro.

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