Fallimento aziendale: come funziona

fallimento aziendale

Al giorno d’oggi, le difficoltà e i rincari economici obbligano molti imprenditori ad abbandonare il loro progetto prima del previsto e ad affrontare, spesso, una grossa crisi d’impresa. Una delle scelte che accomuna sempre più persone è quella di chiudere la propria attività prima che questa arrivi al fallimento.

Il fallimento di un’azienda, infatti, è un evento particolarmente complesso da affrontare per chi, negli anni, ha lavorato duramente per fare in modo che il proprio business andasse sempre per il meglio. 

Ma vediamo di fare maggiore chiarezza e di esaminare, nel dettaglio, in che cosa consiste il fallimento aziendale e che cosa comporta.

Che cos’è il fallimento d’azienda

Il fallimento d’impresa è un processo giudiziario che inizia a seguito di una sentenza in tribunale che dichiara che l’imprenditore si trova in uno stato di insolvenza. Questo significa che l’azienda non riesce più a coprire l’ammontare dei debiti che ha accumulato e l’unica soluzione che ha è quella di porre fine all’attività.

Il fine ultimo della procedura fallimentare di un’azienda è quello di soddisfare i creditori mediante la liquidazione dei beni aziendali o di quelli personali.

Cosa comporta il fallimento di un’azienda?

Il fallimento di un’attività comporta lo spossessamento dell’imprenditore. Con questo termine ci si riferisce alla perdita di disponibilità e amministrazione di tutti i diritti di cui l’imprenditore è titolare, compresi i beni acquisiti nel corso della procedura fallimentare (fanno eccezione i beni di natura strettamente personale).

Oltre a questo, in caso di fallimento, l’imprenditore perde anche la possibilità di fare in modo che i suoi atti siano riconosciuti come validi dai creditori. Non ci si riferisce solo agli atti che riguardano il patrimonio interessato alla procedura, ma anche a quelli di assunzione di nuovi debiti. 

Inoltre, come conseguenza del fallimento, risulteranno inefficaci anche tutti i pagamenti fatti a favore del fallito dopo la dichiarazione di fallimento e tutte le formalità eseguite dal fallito per rendere opponibili gli atti ai terzi.

Fallimento srl: cosa succede ai dipendenti?

Come abbiamo visto poco fa, in caso di fallimento, l’imprenditore perde completamente la possibilità di gestire e amministrare i beni di sua proprietà. Quali sono, invece, le conseguenze del fallimento per i dipendendenti di una srl?

Per loro, lo Stato prevede due forme di sussidio:

  • la NASpI: si tratta di una forma di indennità prevista per i lavoratori che hanno perso involontariamente il lavoro
  • il fondo di garanzia INPS: con l’interruzione del rapporto di lavoro gli ex lavoratori diventano automaticamente creditori dell’imprenditore fallito. Egli dovrà accreditare ai suoi ex dipendenti sia le retribuzioni mancanti che il TFR. Qualora non lo facesse, gli ex dipendenti possono presentare domanda al Fondo di Garanzia presso l’INPS per  richiedere il pagamento del trattamento di fine rapporto e di massimo tre mensilità.

Chi può richiedere il fallimento di una società?

Secondo la legge, possono richiedere il fallimento di una società solo 3 figure:

  • il debitore, ovvero la persona che non riesce a coprire i propri debiti
  • il creditore, ovvero colui che deve dimostrare al giudice di avere un credito non soddisfatto e che il debitore non è in grado di pagarlo
  • il Pubblico Ministero: questo entra in gioco nei seguenti casi:
    1. quando l’insolvenza dell’impresa risulta nel corso di un procedimento penale o in seguito a una segnalazione proveniente da un giudice nel corso di un procedimento civile o fallimentare
    2. quando il debitore è latitante

Le aziende che possono andare in fallimento sono quelle che esercitano un’attività commerciale. Rientrano all’interno di questa categoria le imprese dei trasporti, le attività che producono beni o servizi, chi si occupa di intermediazione nella circolazione dei beni, le banche, le assicurazioni e tutte le ditte che svolgono un’attività ausiliaria a quelle elencate sopra.

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