Tra le forme più diffuse nel panorama agricolo italiano c’è l’azienda agricola familiare, un modello in cui il lavoro e la gestione si fondano sul legame familiare.
È una realtà che unisce la tradizione agricola al senso di continuità, e che resta oggi un punto di partenza solido per chi vuole avviare o consolidare un’attività nel settore primario.
Ma cosa si intende per azienda agricola familiare e quali vantaggi comporta rispetto ad altre forme d’impresa?
Indice dei contenuti
Cos’è un’azienda agricola familiare
L’azienda agricola familiare è una forma di impresa agricola in cui la conduzione e la manodopera sono prevalentemente fornite dai membri della stessa famiglia.
È regolata da due articoli chiave del Codice Civile:
- l’art. 2135 c.c., che definisce l’attività agricola (coltivazione del fondo, silvicoltura, allevamento e attività connesse);
- l’art. 230-bis c.c., che disciplina l’impresa familiare, ossia quella in cui collaborano il coniuge, i parenti entro il terzo grado e gli affini entro il secondo.
In sostanza, quando un imprenditore agricolo decide di coinvolgere i propri familiari nella gestione dell’azienda, si configura un’impresa agricola familiare.
La particolarità è che i familiari non sono soci, ma collaboratori che partecipano in modo stabile al lavoro, condividendo utili, decisioni e responsabilità.
Rispetto alla semplice azienda agricola individuale, la versione familiare valorizza la collaborazione continuativa e l’unità del nucleo familiare nella gestione.
Come si costituisce un’azienda agricola familiare
La costituzione è piuttosto semplice, poiché si basa su un rapporto familiare già esistente e su una dichiarazione di collaborazione.
L’imprenditore agricolo titolare deve:
- aprire una partita IVA agricola e iscriversi all’INPS come coltivatore diretto o imprenditore agricolo professionale (IAP);
- dichiarare i coadiuvanti familiari presso l’INPS, che potranno così versare i contributi previdenziali;
- definire il regime fiscale (ordinario o di esonero, a seconda del volume d’affari);
- indicare, se necessario, la forma giuridica: nella maggior parte dei casi si tratta di ditta individuale con impresa familiare agricola, ma è possibile anche costituire una società agricola familiare, ad esempio una società semplice agricola (S.s.).
Questa forma non richiede un atto notarile, a meno che non si opti per una società, ma è consigliabile formalizzare la collaborazione con un atto scritto per definire ruoli e quote di partecipazione agli utili.
Chi può far parte dell’impresa agricola familiare
L’art. 230-bis del Codice Civile stabilisce chiaramente chi può partecipare all’impresa familiare agricola:
- il coniuge o partner unito civilmente;
- i parenti fino al terzo grado (figli, genitori, fratelli, nipoti, zii);
- gli affini entro il secondo grado (suoceri, cognati).
Queste persone, se collaborano in modo stabile e continuativo, diventano collaboratori familiari o coadiuvanti agricoli.
Non si tratta di lavoratori subordinati, ma di partecipanti attivi che contribuiscono alla produzione, alle decisioni aziendali e agli utili.
Ad esempio, se un’imprenditrice agricola gestisce un’azienda vitivinicola insieme al marito e ai figli che partecipano stabilmente alle attività, si tratta di una azienda agricola a conduzione familiare a tutti gli effetti.
Diritti, obblighi e trattamento fiscale
Chi partecipa a un’impresa agricola familiare non diventa socio, ma acquisisce diritti e tutele specifiche:
- partecipazione agli utili in proporzione al lavoro prestato;
- diritto di prelazione in caso di cessione dell’azienda;
- partecipazione alle decisioni che riguardano l’impresa.
I collaboratori familiari devono essere iscritti all’INPS nella gestione agricola e versano i contributi previdenziali, beneficiando così di copertura assicurativa e diritto alla pensione.
L’imprenditore titolare resta il soggetto fiscalmente responsabile, ma può dedurre parte dei costi e dei compensi corrisposti ai familiari.
Nel caso di società agricola familiare, la disciplina cambia leggermente: in questo caso i familiari diventano soci veri e propri, con quote e responsabilità patrimoniali definite nello statuto.
Vantaggi e limiti dell’azienda agricola familiare
L’impresa agricola familiare può rappresentare una scelta strategica, soprattutto nelle fasi iniziali di attività o per chi vuole mantenere il controllo diretto della produzione.
Tra i principali vantaggi:
- fiducia e coesione interna, grazie alla collaborazione tra persone legate da rapporti familiari;
- flessibilità gestionale, con tempi e decisioni più rapidi;
- costi ridotti rispetto a una società, poiché non serve personale esterno;
- agevolazioni fiscali e previdenziali, in particolare per i coltivatori diretti e gli IAP.
Un esempio pratico è quello di una piccola azienda olivicola di cui abbiamo trattato la compravendita, gestita da due fratelli che hanno scelto la formula familiare per garantire continuità generazionale. La struttura snella ha permesso loro di mantenere il controllo della produzione e reinvestire gli utili in nuovi macchinari, senza ricorrere a forme societarie più complesse.
Tuttavia, ci sono anche alcuni limiti:
- difficoltà nell’apertura del capitale a investitori esterni;
- rischi di conflitti interni se non vengono definiti chiaramente ruoli e responsabilità;
- limiti nella crescita dimensionale, soprattutto in settori che richiedono capitali elevati o specializzazioni tecniche.
Domande pratiche sull’azienda agricola familiare
Posso assumere parenti o affini nella mia azienda agricola?
Sì, è possibile. Tuttavia, se i familiari non fanno parte dell’impresa familiare in senso giuridico (cioè non sono coadiuvanti iscritti all’INPS), devono essere assunti regolarmente come lavoratori dipendenti.
La legge non vieta di assumere parenti, ma serve un contratto di lavoro agricolo e il rispetto degli obblighi contributivi e assicurativi.
I parenti possono lavorare senza essere messi in regola?
Solo in un caso: se sono collaboratori familiari dichiarati e iscritti all’INPS.
Non è possibile far lavorare un familiare in azienda “in modo saltuario” senza alcuna comunicazione: anche la collaborazione gratuita deve essere formalizzata per evitare sanzioni.
Il lavoro “occasionale” di un familiare non iscritto può essere ammesso solo per attività brevi e di aiuto temporaneo (es. raccolta stagionale di pochi giorni).
Come si mette in regola un collaboratore familiare agricolo?
L’imprenditore deve comunicare l’inizio della collaborazione all’INPS e al Centro per l’Impiego, indicando i dati del familiare e la data di inizio attività.
Il collaboratore viene iscritto nella gestione previdenziale agricola e versa i contributi come coadiuvante.
In cambio ottiene copertura assicurativa, contributiva e diritto alla pensione.
Che differenza c’è tra collaboratore familiare e lavoratore dipendente?
Il collaboratore familiare:
- non percepisce uno stipendio fisso ma partecipa agli utili;
- non ha un vincolo di subordinazione;
- contribuisce in modo stabile e continuativo al lavoro dell’azienda.
Il lavoratore dipendente, invece, ha un contratto di lavoro agricolo, una retribuzione mensile e orari definiti.
Se il familiare lavora con orari e mansioni paragonabili a un dipendente, è obbligatorio procedere con l’assunzione formale.
Chi paga i contributi del collaboratore familiare?
I contributi vengono versati all’INPS tramite la posizione del titolare dell’impresa agricola.
Ogni coadiuvante ha una propria posizione previdenziale e versa contributi proporzionali al reddito dell’azienda.
È possibile che un familiare lavori gratuitamente?
Solo se si tratta di aiuto occasionale, privo di continuità e subordinazione.
Ad esempio, un figlio che aiuta per una settimana nella raccolta delle olive può essere considerato un aiuto familiare occasionale.
Ma se l’attività è costante, deve essere regolarizzata come collaborazione familiare o assunzione.
Come posso passare da azienda agricola familiare a società agricola?
È possibile trasformare l’impresa familiare in società agricola semplice o società di persone (S.n.c., S.a.s.), utile quando l’attività cresce e serve una struttura più solida per gestire investimenti o personale.
La società agricola permette di regolare formalmente i rapporti tra soci e separare meglio il patrimonio personale da quello aziendale.
Quando conviene scegliere l’impresa agricola familiare
L’impresa agricola familiare è ideale quando l’attività si basa su:
- piccoli o medi appezzamenti di terreno a gestione diretta;
- un progetto fondato sulla continuità generazionale;
- la volontà di mantenere il controllo familiare sulle decisioni aziendali;
- un’attività in cui il valore principale è la collaborazione e non la ricerca di capitali esterni.
Conviene meno quando l’obiettivo è crescere rapidamente, accogliere soci investitori o diversificare l’attività in ambiti extra-agricoli (trasformazione, turismo rurale, vendita online).
In questi casi, può essere più adatta la società agricola, che permette di strutturare ruoli, investimenti e responsabilità con maggiore chiarezza.
Il valore di un’impresa costruita insieme
L’azienda agricola familiare è un modo di fare impresa fondato su fiducia, collaborazione e visione condivisa.
Funziona quando c’è equilibrio tra ruoli, trasparenza gestionale e capacità di adattarsi ai cambiamenti del settore.
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